Elogio della fatica

Viviamo in una società che aborrisce il termine fatica.

“Con questo programma alimentare perderai peso senza fatica e velocemente!”

“Grazie a queste tre tecniche segrete ti allenerai senza faticare più!”

“Con questo programma a cinque punti costruirai il tuo successo!”

“Se conoscerai queste cinque regole il tuo matrimonio rifiorirà!”

“Con questo programma ricostruirai velocemente la tua autostima!”

“Le tre regole che nessuno ti ha mai detto per essere un bravo genitore!”

Ovviamente poi tutti vogliono venderci le loro tre regole segrete, le loro cinque tecniche segrete grazie alle quali, dicono, otterremo quello che vogliamo senza fatica: essere più magri, più in forma, più ricchi, più felici, più sani psicologicamente, più bravi.

Tutte balle. Occorre allenamento, fatica, ascesi, tempo, prove, tentativi: vale per il fisico, vale per lo psicologico, vale per il relazionale, vale per lo spirituale.

La fatica fa parte delle nostre giornate: questa, per sé, non sarebbe una grande notizia. La vera notizia è che va bene così. Cioè: non è vero che la fatica non deve esserci. Non è vero che la fatica è segno che qualcosa non va.

Il dramma non è la fatica in sé, ma il fatto che noi pensiamo che la fatica non dovrebbe esserci, o che sia un cattivo segnale.

Invece, nella nostra condizione, la fatica è ok. Proprio ok.

È ok il fatto che il bene non mi venga spontaneo e anzi mi richieda fatica.

È ok il fatto che il bene non mi procura sempre immediatamente emozioni positive.

È ok il fatto che, per vivere, devo un po’ anche morire a me stesso, e mi costa fatica.

Una volta la fatica era più normale, per cui, se i nostri nonni faticavano, si sentivano normali.

Oggi i ragazzi, se faticano (se incontrano la tristezza, il sacrificio, la noia, il duro lavoro che precede l’obiettivo) si sentono anormali e si spaventano e pensano di avere qualcosa che non va, perché pensano che la normalità sia essere “felici”. È un inganno. La normalità è fare fatica. La fatica è segno che sei nella realtà. La felicità è più una conseguenza di un lavoro a lungo termine, su te stesso e sulla tua vita.

Questo vale nello sport (oggi sono di moda video esaltanti che tralasciano completamente l’aspetto del sacrificio nello sport); nel lavoro (oggi uno si sente obbligato assolutamente a fare quello che gli piace e non accetta più di fare anche altro); nel matrimonio (è un inganno pensare che la fatica sia segno che hai sbagliato persona e che la fatica vada cancellata). E negli altri ambiti che vi vengono in mente.

Il mito dello spontaneismo (devo fare quello che mi viene spontaneo) è una bufala, purtroppo.

La fatica c’è, e tanta, ed è ok, va proprio bene.

(Ps è evidente che questo non avvalla un atteggiamento masochistico o moralistico, che sono altra cosa)

Psicologo clinico

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